La beffa di Gualdo Tadino

Scritto da Sergio Ponti. Postato in Storie

 

Da un trentennio circa il Giro d'Italia è dimostrazione di gioia e di allegria per milioni di appassionati delle due ruote. Quello del 1949 risente, invece, della sciagura del Grande Torino che, il 4 maggio, in un incidente aereo, si è schiantato a Superga, commuovendo l'intero Paese.
Sulle strade d'Italia, lungo i 4.071 chilometri del tracciato, gli italiani fanno a gara per ricordare le 31 vittime del tragico evento. Per fortuna il ciclismo di casa nostra ha in mano un poker d'assi e un jolly che ogni tanto si innesta nel gioco, che aiutano a superare la tristezza del momento. Cinque nomi, cinque campioni: Fausto Coppi, Gino Bartali, Fiorenzo Magni, Vito Ortelli e Adolfo Leoni, che in quei giorni riceve da due appassionati una maglietta rosa, larga una spanna, con due biberon, per il "leoncino" Roberto che sta per nascere.
Il 32° Giro d'Italia tiene incollati alla radio tanti sportivi, anche quelli che non ne posseggono una e che ascoltano la radiocronaca della tappa attraverso le finestre delle case degli amici; piccoli capannelli di giovani e anziani che si caricano di entusiasmo nell'udire le gesta dei campioni del pedale.

CAROLLO LA MAGLIA NERA - La Rai segue in motocicletta le fasi del Giro, che lo rende epico per la presenza di quei fuoriclasse, ma anche per quella di Carollo, quello dell'ultimo posto fisso in classifica, preso come riferimento dai cronometristi ufficiali per dichiarare chiusa la tappa. Sante Carolo, alias Carollo, deve la sua notorietà alla maglia nera che indossa nel Giro del 1949, con il quale Luigi Malabrocca, vincitore della maglia nera per due anni consecutivi, intraprende una vera e propria battaglia (con una serie di nascondigli, finte forature e perdite di tempo) per impossessarsi ancora una volta della maglia, che assicura premi in natura e in denaro, senza andare fuori tempo massimo. Alla fine risulterà “vincitore” Carolo arrivando a 9 ore e 57' da Coppi.

Giro 3

Il passaggio dei corridori crea lungo le strade un'attesa incredibile. Il 28 maggio 1949 è in programma la settima tappa Roma –Pesaro, che si sviluppa su un tracciato difficile di 298 km., piuttosto accidentato anche oltre il confine con le Marche.
Gli esperti sono concordi nel dire che quella di oggi potrebbe favorire qualche tentativo di fuga perché il tracciato è nervoso, ondulato ed accidentato; è difficile attraversare le balze dell'Umbria e delle Marche anche per i conducenti delle vetture e delle moto al seguito ai quali, molti appassionati, chiedono di Adolfo Leoni, che per alcuni viaggia stancamente nelle retrovie e per altri è in fuga con un manipolo di uomini in cerca della grande impresa, con il gruppo di Bartali e Coppi impegnato ad inseguirli.
Ovvio che le emozioni maggiori sono vissute al momento del passaggio dei campioni e, quando giunge la notizia che i corridori hanno superato Foligno in direzione di Nocera Umbra, i patiti delle due ruote abbandonano la radiocronaca e iniziano a riversarsi ai margini della Flaminia, spinti dalla voglia di ammirare anche quella carovana variopinta di auto e moto al seguito.

“E’ PRIMO LEONI!” - I corridori sono tutti salutati con affetto e simpatia, ma è ovviamente Adolfo Leoni, che porta con onore sulle strade del mondo il nome di Gualdo Tadino, a far salire la temperatura tra i tifosi.
In questo Giro d'Italia il campione ha collezionato già due secondi posti: nella quarta tappa dopo Fausto Coppi e nella quinta dietro a Serafino Biagioni. Si presenta sulle strade della sua città natale in forma smagliante e tutti sono convinti che oggi sarà il suo giorno. 
Giro 2
Sono le 13.18 quando sulla Flaminia, a poca distanza dall'osteria di Rigali, passa un motociclista coperto di polvere che grida: "E' primo Leoni, con altri! Tenete a destra!”
Un minuto ed ecco i primi ciclisti, capeggiati dal campione gualdese, curvo, con le braccia abbronzate sul manubrio: un boato si leva dalla selva di teste che fa ala al loro passaggio, perché è certo che il gruppo con Bartali e Coppi viaggia con 7' di ritardo.
Un grido possente accompagna Adolfo Leoni da Gaifana fino a Fossato di Vico. La gente lo acclama, gli batte le mani, lo spinge con la voce, mentre il fortissimo corridore scompare nel polverone.
Non corre, vola: è fresco in viso e agli applausi scroscianti risponde con un sorriso soddisfatto. La polvere avvolge Adolfo impastandosi con il sudore, di cui è intrisa la sua maglia di lana.

LA META GUALDESE - Più avanti c'è un traguardo volante e numerose scritte incitano l'atleta gualdese a conquistarlo.
A Caselle, infatti, l'amministrazione comunale, gli imprenditori e le aziende ceramiche hanno allestito uno degli otto traguardi volanti previsti lungo la tappa: il premio è un trofeo in ceramica.
Leoni, che è il più forte velocista della carovana, vuole aggiudicarselo ad ogni costo. Convinzione che diviene quasi certezza mentre si avvicina a Gualdo, perché in quel gruppetto non c'è chi può impensierirlo. Per di più il traguardo volante è posizionato in un punto che Adolfo conosce bene: con la mente legge in anticipo la situazione e anche se nella circostanza non ha compagni pronti a tirargli lo sprint, è tranquillo. Leoni-Pesaro3

LA BEFFA - E' tanta la sicurezza e la voglia di vincere che il campione commette però un imperdonabile errore di valutazione. Gli organizzatori hanno fissato sopra la Flaminia lo striscione dell'ultimo chilometro. Leoni, per un fatale equivoco, lo scambia per la linea del traguardo volante. Lo scatto è poderoso, passa per primo, ma… mancano ancora mille metri!

Quando si accorge dell'errore si infuria con se stesso, ma non rallenta l'andatura fino a Caselle, trascinandosi dietro i compagni di fuga, che però sfruttano la sua scia per risparmiare energie. Sia per la delusione di aver prodotto una sforzo inutile, sia per un calo di tensione, quando lancia la sua seconda volata viene bruciato dall'astuto Oliviero Tonini di San Felice sul Panaro.

LA TAPPA E’ SUA - La delusione degli sportivi gualdesi è immensa, anche se ripagata più tardi dalla notizia che Adolfo si aggiudicherà quella tappa battendo in volata, sul traguardo di Pesaro, Sergio Maggini e Alfredo Pasotti. Sarà la sua tredicesima vittoria sulle diciassette complessive conquistate al Giro d'Italia.

Leggi anche: Adolfo Leoni, l'uomo e il campione

 

 

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