Giuseppe Pericoli
Il ritrovamento casuale su una prestigiosa pubblicazione del 2007 di un disegno (cm 45,2x61,3) del gualdese Giuseppe Pericoli, realizzata nel 1901 con china e inchiostro acquarellato e raffigurante le “Logge sotto Palazzo dei Priori a Perugia”, m'induce a tratteggiare, magari per farlo conoscere alle giovani generazioni, la vita e le opere di questo ingegno dell'arte gualdese.
Pericoli era nato a Gualdo Tadino il 4 settembre 1882 dal barbiere Angelo e dalla sarta Filomena Travaglia.
I genitori si erano sposati il 12 novembre 1860 ed avevano avuto come testimoni il falegname Pietro Micheletti e il possidente Giuseppe Depretis.
Penultimo di tredici figli, alcuni dei quali morti in tenera età, frequentò le locali scuole elementari e le prime classi tecniche presso l'Istituto Salesiano. S'iscrisse poi all'Accademia Belle Arti di Perugia dove si diplomò in disegno e scultura.
Il disegno ritrovato deriva proprio dall'archivio dell'Accademia a testimonianza della considerazione in cui era tenuto il giovane talento.
Dopo il diploma si trasferì a Roma per ottenere l'abilitazione all'insegnamento e per frequentare i corsi di perfezionamento plastico sotto la guida di Ernesto Biondi (Morolo, Frosinone, 1854 - Roma, 1917) aiutando il noto maestro nella realizzazione di alcune monumentali opere, tra cui il gruppo dei “Saturnali” una copia del quale si trova collocato presso il Giardino Botanico di Buenos Aires.
Con ogni probabilità eseguì a Roma il gruppo scultoreo “Monumento a Manuel Montt (primo presidente della Repubblica del Cile) e Antonio Varas (ministro degli Interni)”, chiamati i Libertadores, collocato a Santiago del Cile ed inaugurato nel 1904.
Tornato a Gualdo, si dedicò alla scultura e all'architettura funeraria del civico cimitero con opere di elevato livello qualitativo: il celebre Monumento ai Poveri (1912), il Cristo in bronzo della tomba Travaglia (1914), le due Pietà delle cappelle Depretis e Andreoli-Giordani, il Cristo marmoreo per la cappella di Angelo Travaglia (1932).
Nel 1922 realizzò il Gruppo della Carità per la farmacia comunale, il Monumento ai Caduti della Prima guerra mondiale per il comune di Scheggia, inaugurato il 24 maggio 1924 alle ore 8,30 da Vittorio Emanuele III al suono dell'inno reale.
Il 27 gennaio 1924, insieme a Carlo e Poerio Luzi, Corrado Guerrieri, Carlo Bartoletti, Augusto Depretis, Angelo Boccolini, Enrico Capeci, Ezio Rubegni, Vincenzo Storelli e Giuseppe Pericoli, fondò la Monina, prima vera azienda nel settore delle piastrelle.
Approfittando della favorevole situazione economica italiana e del contesto artigianale locale, che attraversava un florido periodo produttivo e commerciale, Pericoli, insieme ad un facoltoso e appassionato gruppo di imprenditori, decise anche di tentare l'avventura del “terzo fuoco” a lustri metallici.
Nasceva così il 12 maggio 1925 in angusti locali del centro storico – attuale Via della Volpe – la Società Luca della Robbia chiamata familiarmente dai gualdesi La Robbia.
Presso la nuova fabbrica realizzò pregevoli manufatti tra cui spiccherà la copia della pala d'altare cinquecentesca della Santissima Trinità (1927, per la somma di 11mila lire) per la chiesa del monte Serrasanta e la statua di Santa Cecilia per l'abitazione gualdese di monsignor Raffaele Casimiri.
Nel 1927 eseguì la lunetta della chiesa della Madonna delle Rote e nel 1936, presso la fabbrica di Alberto Rubboli – per le aule delle scuole elementari della città – creò la targa della “Crocifissione”, rifinita a rubino, oro e verde cantaride (oro su mezzatinta blu), e per il salone dello stesso edificio le due targhe del “Rex” e del “Dux”, andate perdute dopo la guerra.
Alternò sempre il lavoro con l'insegnamento ai giovani nelle scuole locali, formando diversi modellatori.
La vita sembrava arridergli quando nel 1942 morì a Gualdo il figlio ventottenne Gualtiero gettando l'artista e la moglie in un profondo sconforto.
Trasferitosi a Pescasseroli nel 1946, portò a termine tre anni dopo per la piazza di Barrea (L'Aquila) il busto in bronzo del capitano Aldo Di Loreto (1910-1943), un partigiano medico fucilato dai nazisti.
Accademico ad honorem dell'Accademia di Spoleto, si spegnerà a Salerno dopo una lunga malattia.
Aveva sposato il 12 dicembre 1911 Carmela Ficchia di Gioacchino e Pierina Marcaccioli, nata a Perugia il 24 luglio 1882.