Monica Mataloni, welcome to Miami
Nei tempi moderni è quasi normale cercarsi un lavoro fuori dagli ormai stretti confini italiani. Tra le preferenze dei giovani al primo posto sembrerebbe esserci l'Inghilterra, con quel fascino che attrasse anche noi, non più giovani, negli ormai lontani anni Sessanta e Settanta.
Ma la nostra protagonista ha voluto volare più in alto, o, se preferite, più in là: al di là dell'Atlantico, e non ora per moda o per necessità.
La nostra si chiama Monica Mataloni da Miami, Florida, Usa.
Un sogno covato in gioventù o, più semplicemente, una banale coincidenza?
Un po' tutte e due le cose. Per la verità il mio sogno nel cassetto era quello di fare l'ambasciatrice. Da piccola,e man mano che crescevo, il mio obiettivo restava quello: mi immaginavo di girare il mondo, lavorare nei consolati e vivere tra feste, cene, ricevimenti. Poi, crescendo, compresi che questa sorta di favola non sarebbe stata tanto realistica. E così da ambasciatrice passai ad una via forse più abbordabile per volare da qualche parte del mondo: così mi indirizzai verso il mondo degli alberghi: comunque un po' del mio sogno si sarebbe realizzato!
E così è iniziato il tuo futuro?
Stavo completando il mio corso universitario di Economia del Turismo. Cominciò tutto con una coppia di amici con i quali mi recai a Miami, Florida. Una città che al tempo non era poi così famosa. Il tentativo era quello di aprire un locale.
La realtà?
La realtà ci si presentò nuda e cruda dopo appena due giorni: gli affitti, in dollari, erano addirittura folli rispetto alle nostre lire. Ma, di contro, il mio amore per Miami scoppiò d'improvviso: il clima, l'aria di libertà, le spiagge infinite e così, dopo un breve rientro in Italia, decido che il mio futuro sarebbe stato in quel luogo.
Ha inizio così il futuro di Monica?
Non esattamente. In primi tempi trascorsi un po' di mesi a Miami e un po' a Gualdo dove tornavo per completare i miei esami all'Università. Ma il giorno dopo la laurea non ebbi esitazioni: mi trasferii definitivamente negli Usa.
Collocaci nel tempo.
Era il 1998 quando, fresca del primo visto di lavoro, iniziai a lavorare nel più centrale e incasinato hotel di South Beach, il Clay Hotel. E da lì parte la gavetta.
Tutto facile? Tutto come previsto?
Non proprio. All'inizio i momenti belli e divertenti sono tanti, ma anche quelli in cui le responsabilità sembrano decisamente più grandi dei miei anni. Il momento più difficile mi si presentò quella mattina dell'11 settembre 2001. Io responsabile di tutto avevo in carico circa 300 ospiti in hotel. Quattro, cinque ragazzi a lavorare sotto di me quando New York subisce l'attacco alle Torri Gemelle. Lì dovevo prendere decisioni che mai avrei potuto immaginare. I clienti bloccati in hotel per una settimana per via degli aeroporti chiusi. Alcuni senza più un soldo in tasca tanto da dover organizzare merende e cene per tutti. Alcuni di essi avevano addirittura perso familiari nell'attentato, senza la possibilità di rientrare. Ecco che mi piovve addosso anche il ruolo di operatore sociale... Come non bastasse iniziano le visite di agenti Fbi a cercare possibili sospetti. E quindi una sequela di interrogatori notturni...
Hai saputo resistere al forte impatto?
Sì. Superato il primo scoramento ho continuato a lavorare a Miami in diversi hotel: Starwood, Sheraton, ecc... Quindi il ritorno in Italia credendo esaurita la mia spinta d'oltre oceano. Trovo un impiego a Milano negli uffici commerciali di Villa d'Este a Cernobbio, sul lago di Como: una fantastica nuova esperienza che mi porta a girare il mondo e ad incontrare tanta gente: attori, capi di stato, cantanti, sportivi.
In un sol colpo cancellata la forte esperienza americana?
Assolutamente no. Non passa un anno che la mia attrazione per Miami prende il sopravvento e mi imbarco di nuovo su un aereo”
Intanto arriviamo all'anno...?
Siamo nel 2004 e da allora lavoro con una piccola compagnia della famiglia Goldman di New York la quale è interessata a rinnovare quartieri cittadini abbandonati. Avevano iniziato negli anni Sessanta con SoHo a New York, poi South Beach a fine anni Ottanta, quindi il City Center di Philadelphia per finire con il Wynwood di Miami. All'interno di questo grande giro ci sono anche ristoranti ed hotel. È in questa situazione che ho potuto conoscere la persona che sul lavoro mi è stata ed è tutt'ora il mio maestro: originario di Capri, ma con il quale comunico solo in inglese, Daniele Lomoriello. Lui è stato il mio capo per anni. Ora ha un ruolo diverso all'interno della società, ma devo dire che se sono rimasta tutti questi anni alla Goldman il merito è solo suo.
Ora di cosa ti occupi?
Fino allo scorso anno ho gestito due hotel, poi uno ne abbiamo venduto. Da poco ho accettato un nuovo incarico presso una compagnia più grande. Sono veramente dispiaciuta di lasciare questo posto che adoro, ma la carriera è importante tanto quanto.
Quanto ti piace il tuo lavoro? Almeno così mi sembra!
Tantissimo! Le giornate non sono mai uguali. Si ha la possibilità di incontrare e conoscere tante persone: dalla crocerista del Sud Italia in viaggio di nozze all'uomo d'affari di Hong Kong che firma un contratto da milioni di dollari. E poi a Miami di personaggi famosi se ne incontrano tutti i giorni. Ma ho anche i miei dipendenti, circa sessanta, che sono un po' la mia famiglia.
Quindi non ti sfiora il desiderio di evadere, di conoscere posti nuovi...
A volte si rivela abbastanza forte in me. Ma poi penso che qui sto proprio bene.
E Gualdo?
Mi mancano la mia famiglia e i miei amici. Ma mi ritengo ugualmente fortunata poichè riesco a tornare anche due, tre volte l'anno. A proposito: se qualcuno volesse contattarmi può scrivermi una email all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Tornarci a vivere?
Non credo che potrei mai più farlo. Intanto perché mi dimentico sempre di fare la spesa e non potrei fare a meno di supermercati aperti 24 ore. Ma quando c'è una partita o quando si parla di cibo o di cultura resto decisamente italiana.
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"CONOSCO GUALDO ATTRAVERSO MONICA"
Daniele S. Lomoriello (Dir. Fin. Goldman Properties)
Non ho mai fatto visita a Gualdo Tadino. Infatti devo confessare con dispiacere di non aver avuto conoscenza di questa città neanche quando risiedevo in Italia, mio Paese di origine. Né tantomeno mi sono interessato successivamente di ricercare informazioni al riguardo attraverso internet o altra fonte.
Eppure, sento di conoscere Gualdo Tadino in maniera profonda, intima. Ne avverto la ricchezza storica e la sensibilità artistica, la bellezza paesaggistica, la vivace natura, l'umile ma sofisticata indole, la generosità della sua gente, l'elegante semplicità delle loro maniere garbate, il loro carattere forte ma gentile, lo spirito comunitario che li unisce ancorandoli a valori umani universali, mai perduti fra quelle mura e parte intrinseca del loro temperamento.
Questo sentire scaturisce esclusivamente dal mio interagire con Monica nell'ambito di un'esperienza professionale oltreoceano a questo punto decennale. Senza bisogno di un cenno o di una parola in merito, lei esprime tutto ciò, trasmettendone l'essenza semplicemente con il suo fare, il suo impegno, la sua disponibilità, il suo stesso essere.
Faccio a voi i complimenti più vivi per aver voluto offrire questo meritatissimo tributo a Monica che mi ritengo fortunatissimo di aver incontrato e che, a mio avviso, è ambasciatrice eccellente della sua terra e della sua storia.