Daniele Gelsi, l'artigiano della storia

Scritto da Edoardo Ridolfi. Postato in Persone

Le forbici sul tessuto come un pennello sulla tela, sguardo magico che traccia linee immaginarie e tutto prende forma, colore, vita.
Daniele Gelsi lavora e produce nella propria sartoria di Gualdo Tadino la "Gelsi Costume d'Arte" dove ogni giorno il suo genio e la sua maestria modellano vere e proprie opere d'arte. Daniele è la sua sartoria, le sue mani che guizzano nell'aria mentre intreccia fili e incrocia gli occhi di sua madre Ivana. Nel suo atelier le idee si trasformano su seta, pizzo e velluto. Il suo stile è inconfondibile, preciso, accurato, prezioso nella manifattura e riconducibile alla mano di un vero maestro.

daniele gelsi vestiti gualdo tadino

Come nasce questa passione?
Sono sempre stato affascinato dal passato questo perchè essendo nato sotto le "torri della Rocca", mi sono sempre posto l'interrogativo: "Perchè la Rocca è diversa da casa mia?". Ho avuto la fortuna di conoscere la Rocca quando aveva un'altra immagine e un'altra atmosfera, giocando con i figli dei carcerieri. Sono stato uno dei primi bambini ad avere accesso all'archivio storico, e fra i vari documenti mi ricordo un atto giudiziario del XIV secolo contro una donna che era stata accusata di aver sottratto della merce illegalmente.
Quanto è stata importante per la tua crescita professionale la figura del celebre costumista Giorgio Tani?
Una giacca a quadri o un gilet. Grandi occhiali da cui si intravedevano occhi colmi di dolcezza e sensibilità. Lo voglio ricordare così il mio maestro Giorgio Tani, l'ultimo dei grandi geni del mondo sartoriale teatrale italiano. Per lui nulla era impossibile; i figurini uscivano dalla carta per prendere forma, tutto diventava volume e ricchezza definito dai tagli perfetti. Lo conobbi da ragazzino quando gli chiesi una mano per tagliare alcuni costumi e lui mi volle a Firenze. Ho ascoltato i mille racconti vissuti nella "Case d'Arte Cerratelli" ed è così che sono venuto a conoscenza di Danilo Donati (vincitore di due premi Oscar, ndr), Piero Tosi (unico costumista a ricevere il premio Oscar alla carriera, ndr), Anna Anni (nomination all’Oscar per il film Otello, ndr) e il suo grande amico Franco Zeffirelli. Mi ricordo gli aneddoti sui capricci di grandi attrici come Liz Taylor e Sofia Loren. Conservo tutto di lui: disegni, costumi, modelli e le vetuste forbici che, prima di andarsene, mi donò con tanto di istruzioni. Non so se ho imparato abbastanza, ma certo è che ho fatto tesoro di ogni suo insegnamento, sia professionale che di vita, per me è stato infatti il maestro di vita. Mi succede che quando sono in difficoltà prendo le sue forbici e gli chiedo aiuto e, come se ancora guidasse le mie mani, trovo la soluzione.

michele placido re learQual è stato lo spettacolo per cui hai lavorato che ti ha regalato più soddisfazioni?
Sicuramente l'ultimo, il mercante di Venezia. Lavorare a fianco del maestro Giorgio Albertazzi è stata per me una grandissima gioia, in quanto è una fonte inesauribile di ispirazione. Ho avuto al mio fianco un'ottima squadra con cui ho lavorato in estrema sintonia e funzionalità. Tuttavia anche Re Lear con Michele Placido mi ha dato tantissime soddisfazioni.
Se dovessi rivivere un'epoca storica quale sceglieresti?
Sotto alcuni aspetti mi piace il Medioevo, ma non sono indifferente al fascino del 1600 e del 1700. Artisticamente parlando 1400-1500 senza alcun dubbio. E’ quella l'epoca dei grandi maestri e del Rinascimento.

Che rapporto hai con i Giochi de le Porte?
Fin da piccolo a casa Gelsi i Giochi de le Porte erano considerati un'istituzione. Casa mia era uno dei quartier generali di porta San Facondino, dove era obbligatorio vedere tutto gialloverde. Per un brevissimo periodo sono stato addirittura somaraio.
Tornando a noi, la festa ha acceso ulteriormente la mia passione, dandomi modo di approfondire i miei studi sul passato che ci circonda. E' un amore inseparabile quello nei confronti dei Giochi. Le emozioni che provo nella triade settembrina non le ho mai provate neanche sui palchi più importanti.
Il percorso dalla Capezza alla piazza è qualcosa di indescrivibile, all'ora del vespro tutto ha un sapore medievale, i respiri si fanno più corti e il battito del cuore è scandito dal rullare dei tamburi. La parte meravigliosa e fiabesca dei Giochi de le Porte è che tutto si ripete con la stessa ciclicità e con le stesse sensazione ogni anno, come se la magia non svanisse mai.
Nove cortei storici vinti e tanta voglia di continuare a stupire.
elisa rivombrosaUno dei fiori all'occhiello della mia Porta è la sartoria, con un patrimonio di costumi di livello teatrale. Chi viene in sede da noi per la prima volta rimane sempre stupito perchè non sembra la sartoria di una contrada e questo grazie ai maestri che vi hanno collaborato e allo splendido gruppo del corteo storico che mi segue alla grande. Il segreto è non essere mai banali, bisogna lavorare continuamente per superarsi e stupire ancora: "il fin la meraviglia".

Cosa si potrebbe fare per migliorare Gualdo Tadino?
Bisognerebbe accrescere l'amore verso la cultura, cercando di coinvolgere il più possibile artisti locali che si sono allontanati da qui. Questa città ha molti "figli" sparsi per l'Italia con storie e obiettivi diversi ma con un unico comune denominatore: il talento. Io sono voluto rimanere perchè sono fortemente legato a questa città, ciascuno di noi si muove nella vita sotto l'ombra dei ricordi di dove è cresciuto e io non so se lontano da qui avrei la stessa ispirazione.

Progetti in corso?
Sto lavorando ad un film fantastico che narra l'amore tra due mondi diversi, quello di umano e di un elfo. A breve mi recherò per le prime riprese presso il castello di Fénis in Valle d'Aosta. Il resto è top secret.

 

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