Stefano Franceschini, l’Impaziente Rigalese

Scritto da Mario Donnini. Postato in Persone

Pochi uomini nella vita diventano leggende.
Pochissimi lo sono da vivi.

Uno solo, forse, fin da giovane. Stefano Franceschini è uno di questi.
Anzi, è questo.

Nell'anno del 49° anniversario dalla nascita, è giusto ricordarlo come si conviene alle figure idealizzate dalla collettività locale, che alla pari di Matteo da Gualdo, Castore Durante, Gigiotto e Pipo d'Oro, hanno scritto pagine indimenticabili nella storia scolastica, culturale e folkloristica della città di Gualdo Tadino.

LA NASCITA. S'affaccia alla vita nel 1964 a Rigali. Tanti anni dopo, suo padre Checco dirà alla stampa: "Con mojema steamo mejo prima, ma 'ncora 'n'el potìamo sapé".

LE PRIME GESTA. In età scolare cade da una pianta di ciliege e si rompe tutto. E' un momento fondamentale, che avrà influssi innegabili nella sua poetica successiva e, via là, un po' anche nel funzionamento della capoccia.

GLI ANNI 80. Stefano Franceschini detto Ciaolino nel cuore degli Anni 80 è avanti. Ha già perso verginità, alcune fidanzate, capelli, rispetto per le autorità e lume della ragione. Infatti vive e guida come uno che non ha più nulla da perdere. Per noi tutti è l'eroe maledetto, simbolo da poster di libertà e rivoluzione permanente. Ciaolino è meglio del Che.

L'AUTO. Nei favolosi "Eighties", Stefano gira per Gualdo, dall'immediato dopopranzo fino a sera inoltrata, a bordo d'una Fiat 127 arancio, messagli a disposizione dal padre Checco. Con essa raggiunge nel centro storico velocità fino ad ora sconosciute agli sbigottiti Vigili Urbani.

ARSENALE DA 007. La vettura ha un cric in posizione libera, pronto a essere brandito. Nel pavimento passeggero giacciono due braccetti dello sterzo smontati, comodi per essere imbracciati in funzione contundente. Nel bagagliaio Stefano alterna un marraccio paterno a un'ascia dello zio, mentre nella tasca del nero impermeabile Fagnus porta un falcetto da druido per i duelli a corta distanza. Con chi, non s'è mai capito. I nemici di Stefano paiono soprattutto immaginari ed eventuali.

IL PROMOTER. Ciaolino al liceo è il motore immobile nello studio di qualsiasi progetto che non abbia niente a che vedere con lo studiare. Concerti benefici, playground di basket, raid serali a suonare i campanelli, feste col giradischi, merende pre-paccianiane: per lui tutto quanto fa spettacolo, tanto che è tra i promoter della Scientific Rock Band, il nostro complesso di riferimento che vede sulle prime Federico Barberini alla chitarra acustica, Paolo Biocco al basso, Giampaolo Cavalieri chitarra solista, Marco Gubbini voce e chitarra elettrica, Paola Cencetti cantante e Max Garofoli al sax, con l'immenso Gian Luca Pimpinelli in grado di far da solo tutto quello che fanno gli altri insieme.

LA PRIMA SPARATORIA. Un pomeriggio gli diamo appuntamento dopocena, per andare a panticane. Finito il brodo, eccolo arrivare tutto in ghingheri, in giacca, cravatta, camicia coi becchi, cappotto di cammello e scarpe di coppale. "Ma dove vai, Ste', che hai capito, mica c'entrano le femmine... si va a sparare ai sorci alla discarica della Matalotta, coi fucili a pompa". E lui imperturbabile: "Mbe', avevo capito, che te credi? 'N omo elegante sta bene dappertutto".
Non dimenticheremo mai la sparatoria di quella sera nella spettrale discarica, laddove i ratti illuminati dai fari per un attimo sembravano più stupiti da quell'impeccabile fuciliere che non del loro triste destino.

I DUELLI DIALETTICI. Proponiamo solo un paio di perle dalla sua collana. "Te doentasse la lingua como un portone e che poscia cascatte un palmo de pelle al giorno" (Stefano Franceschini alla dottoressa Giovanna Tittarelli, allora Preside del Liceo Scientifico, appena lasciato fuori dall'istituto alle 8,21 per un minuto di ritardo. Gualdo Tadino, 1983).
A una bidella, a suo dire rea d'avere fatto la spia alla Preside stessa, Stefano dice invece: "Che poscia partorì tre file de fii mòrti". Sulle prime radiato, poi solo sospeso, Ciaolino se la cava con un'amnistia, perché riesce a dimostrare che la bidella è in menopausa e l'imprecazione del tutto inefficace.

IL BREVE PONTIFICATO. A Carnevale 1984 il colpo di reni. In occasione della festa alla discoteca Papillon si veste da papa, presentandosi con due segretari particolari, Angelo Castellani e Mario Donnini, quest'ultimo con tonaca realmente consacrata sottratta con destrezza allo zio prete. Completano i quadri Gian Luca Pimpinelli vestito da Madre Superiora e uno stuolo di sediari pontifici che lo portano a spasso tutta la sera.
Giunto in piazza Martiri, Ciaolino benedice don Giancarlo e alcune vecchiette, una delle quali, del tutto rincojonita, gli bacia pure l'anello. Giunto al Papillon, va dal Poltrello e pretende l'habemus papam. Il Poltrello medesimo recita dalla consolle del Dee Jay, con uno strano accento anglosassone, la formula passatagli dal nuovo entourage papale: "Nuntio vobis, gaudium magnum, habemus papam. Dominum... dominum... Franciscum!!! Qui sibi imposuit nomen Ciaolinum Primum".

LA TRAGEDIA SFIORATA. In una buia sera del maggio 1984 Stefano fende a velocità stellari la statale di San Pellegrino. All'amico passeggero che lo ammonisce di rallentare perché pare ci sia gente in mezzo alla strada, lui risponde "si ae paura, dillo" e accelera. Alle successive proteste Stefano, che, per la cronaca, è affetto da miopia non del tutto lieve, rallenta e poco dopo sfiora con la fiancata destra le prime avanguardie della processione del Maggio, quindi fa cascare in una cunetta i maggiaioli centrali e si becca un "vaffanculooooooo criminale!!!!" dalle illese retroguardie, con un urlo che si sente dal Vivaio. Tutti illesi. "So stato brao, vé?"- conclude il Franceschini sorridente al coequipier, in emiparesi da shock.

IL DEBUTTO UNIVERSITARIO. Per Stefano, abituato alla pigra e semplice vita di provincia, il debutto nell'aula magna di giurisprudenza, non gli fa vivere giorni facili. All'entrata nell'arena di sapienza, gremita di studenti, il suo commento passa subito alla storia: "Toquì pare de sta n'nten'buzzo d'api". E quando il professore annuncia che pretende la disponibilità degli studenti ai seminari, Stefano si volta e chiede stupito ai compagni: "Raga', ma se po' sape' que enno 'sti somentari???".

LEZIONI HONORIS CAUSA. Pochi giorni e Stefano ci prende la mano, così decide di fingersi professore emerito. Entra in un'aula di laureandi, si mette in cattedra e tiene la sua prima lectio brevis a una platea esterrefatta da questa sua prolusione: "Adesso ve spiego qualchiccosa, poi, si'n'nete capito, ne parleremo assieme". L'aula si vuota in due nanosecondi. Stefano si schermisce: "Andavo bene, sape', m'ha fregato che il titolare de cattedra è alto 1,85 e quanno me so' messo a sede il tavolino me stava a giro-ganasse".

LE 24 ORE DI ROVESCINO. Ma l'univer-sità è la scusa. La vera motivazione della presenza perugina di Stefano e del suo giro, risiede in interminabili tornei domestici di rovescino, denominati 24 Ore. Una cifra del tutto fasulla, perché in realtà le partite a carte si protraggono a volte oltre un giorno e mezzo ininterrotto e Stefano, che non fuma, dopo le prime ore perde la voce e seguita a giocare esprimendosi a gesti. Fervente sportivo, la militanza nel rovescino non gli impedisce di trascorrere notti sveglio e la mattina dopo di presentarsi fresco come una rosa a partite di tennis con delle ragazze gualdesi. Le quali non possono far a meno di notare, dietro il suo sorriso gentile, l'im-minente collasso fisico.

LA PRIMA BOCCIATURA. Giugno 1985. Il gruppo si presenta compatto al pre-esame di diritto Costituzionale, tenuto dal noto giurista Antonio Baldassarre, futuro presidente della suprema Corte. Tutti bocciati meno Stefano, che è l'ultimo a essere interrogato, con tutta la platea gualdese che tifa lui. Ciaolino risponde per modo di dire, facendo scena muta alle prime tre domande, addirittura voltandosi per parlare alla curva nord in diretta, prima che l'insigne e spazientito giurista gli ponga il micidiale e decisivo quarto quesito. Questa la sua dichiarazione, girato di spalle a Baldassarre: "Raga', si la strada per fasse boccia' è da di quì a Foligno, me sa che io già me sto' a girà alla Vescia". Segato.

L'INCONTRO CON MONICA BELLUCCI. In quegli anni la facoltà di giurisprudenza a Perugia è frequentata dalla futura star Monica Bellucci. Al primo incontro, il nostro eroe la squadra assassino e lui che non fuma esclama: "Si je la fo' a daje du' botte, me fumo du' pacchetti d'Esportazione senza filtro, quelle verdi co' la barchetta". Nessuno sa cosa accadde tra i due, ma di certo negli anni successivi Stefano resta ben distante dal fumo.

I PANTALONI DI GABARDINE. La verità è che per la colonia dei gualdesi i risultati con le femmine stentano ad arrivare. Una notte, durante una furibonda mano di rovescino, uno di loro, Donnini, se la prende con Ciaolino, per uno scarto mal contato dell'asse di bastoni, e gli dice secco: "Ste', comunque ae da butta' via sti pantaloni aderenti de Gabardine sinnò di qui' nu' svoltamo. Io nun so preoccupato che nun ce la donno, no proprio, el problema è a monte: si gemo in giro a 'ste condizioni manco ce la prometteno". Ciaolino guarda stupito Castellani e chiede: "'Ngiolo, sono calze da cerimonia queste, le trovi fòri moda?". Angelo risponde tombale: "Sci, Ste'". A quel punto il rigalese ha uno slancio d'orgoglio: "Io ste calze nun le butto via!". Alle prime luci dell'alba, mentre la partita infuria, Franceschini si va a mettere il pigiama, torna, apre la pattumiera e butta via i pantaloni di gabardine. Un abbraccio collettivo segna la fine dell'incubo.

QUELLA NOTTE IN CORSO VANNUCCI. E infine, l'occasione tanto attesa. Il gruppo dei nerds gualdesi strappa un appuntamento collettivo ad alcune ragazze di un paese limitrofo e il luogo d'incontro è davanti il negozio d'Andrei, in corso Vannucci, mentre calano le prime ombre della sera.
Gian Luca Pimpinelli catechizza: "Raga', nun facemo i tesi, buttamola sulla simpatia, sinnò è la fine".
Il congiungimento avviene sereno, ma la mano del destino sta per calare sull'evento. Al gruppo misto s'avvicina all'improvviso una vecchia barbona, che brandisce una scatola da scarpe racchiusa in una busta; costei squadra Ciaolino e gli chiede minacciosa: "Dammi cento lire". Il rigalese s'irrigidisce: "Que voe?". E la vecchia: "Dammi cento lire". L'atmosfera è da duello western, ragazzi e ragazze tacciono con le lingue pietrificate. Stefano impassibile, con le braccia ad anfora e le gambe divericate, bofonchia alla Bronson: "Ma te sae straccata de campa'? Adesso birete e for dai cojoni". Né due né tre, la vecchia con un inaspettato movimento rotatorio, spatacca la busta con la scatola sulla testa di Ciaolino, che barcolla e si salva neanche lui sa come da un catastrofico knock-down. Le ragazze ridono a crepapelle e se ne vanno chissadove. Gian Luca Pimpinelli scuote la testa e dice senza remissione: "Via, argemo a gioca' a rovescino".

GLI INCIDENTI. Uno dei più spettacolari avviene nel 1986, presso il parcheggio della discoteca Papillon. Ciaolino parte sgommando, riempe di brecce alcuni astanti, porta la seconda marcia a 90 km orari, a metà piazzale svolta secco a sinistra e fa un frontale con un 128 sport con a bordo due abitanti di Colpalombo. Scende e gli grida furibondo: "manco c'ete da proà a menamme! Pe' uno comm'a'mme de gente com'a'vualtre ce ne vojeno 10 o, si volete sta' sicuri, 15".
Pur accusando gravi danni al radiatore, i forestieri sinistrati tacciono atterriti e lo lasciano andare.

LA BEFFA. Una sera, dopo aver condotto un programma a Radio Tadino, Ciaolino si esibisce al buio in una delle retromarce più veloci della storia dell'automobilismo. Al termine della quale sperona di netto la Renault R5 di Enrico Brunetti. Il suo commento: "Toh, nun l'ìo vista". Scende, controlla e poi dice impassibile: "J'a etto culo, la R5 non s'è fatta gnente. Via, via, manco je lo stemo a dì".
Non è vero. Il retrotreno della Renault ora ha una nicchia in cui ci starebbe comoda una madonna rinascimentale, mentre la 127 by Rigali ha solo un graffio. "Gemo, gemo, ché nun s'è accorto nisciuno" - è il suo commento finale.
Si va tutti a casa Gresta a fare due chiacchiere e Stefano chiede: "Angiolo, avresti un martello ché armando quella bozzetta?". Stefano prende il martello e se ne va. Da lontano si ode "boom!", "boom!!", "boom!!!". Alla fine del lavoro certosino, il suo 127 ha il posteriore del tutto accartocciato ma lui pare orgoglioso: "Ta babbo domane je dico che me l'onno strisciata n'nten parcheggio".

GLI AMORI. Per il corteggiamento amoroso, Stefano è un seguace della teoria della casualità: "Tocca fa finta de passa' per caso e attacca' discorso" - insegna, esperto.
Una volta s'innamora di una di Morano Madonnuccia e per fare finta di passarle davanti casa in un mese fende l'orizzonte ottico a sfinimento, assommando 4000 km. nella tratta Gualdo-Assisi. Di questa manco l'ombra. Poco dopo s'infervora per una di Chiaravalle e la vecchia Fiat 127 rende l'anima.

DICONO DI LUI:
Il padre Checco: "Commo guida Stefeno, c'ho visto guida' - quando lavorao in Lusimburgo - solo gli algeriani".
La madre Antonietta: "Stefeno è de razza ciaolina. I ciaolini da gioeni già metteno su le trippe e se peleno".
Lo zio Quinto: "Stefeno campa como si volesse chiappà nostro Signore pe' la barba, ma nun ha capito che nostro Signore je la fa cresce e pu' ce chiappa ta lue".
Il fratello Enrico: "Io n'cio' parole".
Lucia Vinciotti, nonna di Mario Donnini: "Certo, bastigna m'bel po'. Dentro casa mia ha portato el sacrilegio, ma è un omo tanto bono e, quanno parlo con lue, me pare de discorre co' uno de l'età mia".
Antonio Frillici, suo insegnante: "Abbiate pazienza, per lui io ho fatto tutto quello che ho potuto".

L'EVOLUZIONE. Gli anni trascorrono pigri, nella piccola e calda Gualdo. Stefano un po' cambia, un po' cresce (de giro vita) e con una rimonta sorprendente, avvalendosi in sequenza della legge sui pentiti, dell'abolizione del falso in bilancio e del Lodo Alfano, riesce alfine a laurearsi, in anni fervidi, operosi, che solo apparentemente per lui sembrano d'oblìo, ma che ora paiono di consolidamento e rinascita.
Nel cuore del 2009 eccolo riaffacciarsi alla vita pubblica locale, in veste di nobile Priore della Porta di Santo Donato. Dopo aver brandìto col breve papato il potere spirituale, ora assomma in sé, unico gualdese della storia e primo uomo dai tempi di Enrico VIII, financo il primato temporale.
La sua storia prosegue, ben sapendo di correre a binario doppio col mito. Passano i decenni, insomma, ma per Ciaolino Primo la leggenda continua.

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