Il filo di Laura
C'è un artigiano che ha unito tradizione e natura, arte e antichi saperi, in un’unica passione con la quale sta raccontando Gualdo Tadino in giro per l'Italia.
Tra maggio e giugno in diversi luoghi di prestigio come i cortili di Tolentino, il palazzo della Borsa di Perugia, Villa Fidelia a Spello, si sono potuti ammirare il rosone di San Benedetto, il ramo di biancospino fiorito e molti altri particolari della natura e della storia gualdese. E, questa volta, non si tratta di ceramica.
Laura è cresciuta all'ombra di una longeva nonna materna, nata negli ultimi anni del 1800: una laboriosa sarta che da una camicia ormai consunta riusciva a recuperare tutto, fino a ridurre la stoffa più lisa in sottili strisce di stoffa usate come fasciature da ferita.
Da lei avevi imparato i primi rudimenti di ago e uncinetto, o a “smacchinare” con una pesantissima macchina per cucire già da quando arrivava a malapena al pedale.
La casa di famiglia era a un chilometro dal centro di Gualdo, immersa nel verde in un ambiente ancora pienamente agricolo: qui era normale per una figlia unica avere come compagni di gioco privilegiati tutti gli amici che la verde campagna le offriva, dalla gallina a cui doveva sottrarre l'uovo ancora caldo, al passerotto che nidificava tra le vecchie travi in legno della soffitta, all'albero che la ospitava tra le fronde mentre leggeva qualche libro di avventure.
La natura è stata così sua compagna e rifugio privilegiato, e quando la passione per il ricamo ha trovato compimento, era inevitabile che i principali protagonisti del racconto di Laura fossero le luci, i colori, i particolari ammirati nell'ambiente in cui era cresciuta.
Il nome stesso del suo laboratorio di ricamo artistico, Filinfiore, è un omaggio alla natura stessa, e quasi una dichiarazione di impegno a raccontarne l'esplosione di colore primaverile o la bellezza delle sfumature autunnali. Con un semplice filo.
Filinfiore, in realtà, è un seme che è rimasto a lungo sottoterra. Dopo le regolari attività di ricamo svolte sin da piccola nella classe femminile dell'istituto Bambin Gesù, dal piccolo centrino a punto scritto per la festa della mamma in prima elementare, fino alla coperta all'uncinetto o la tovaglietta da the a punto Assisi alle medie, per molti anni ago e filo non erano rimasti che un passatempo nei pochi e irregolari momenti che una vita da studentessa, lavoratrice, sposa, madre, lasciavano liberi.
Ma le passioni, quelle profonde, rimangono e sporadicamente riemergono: i ritagli di tempo in cui realizzare piccoli ricami per la casa erano un momento di intimità e piacere e, così come ogni tanto ci si possono gustare un bicchiere di brandy d'annata o una tirata di tabacco di ottima qualità, Laura si concedeva al suo “vizio” continuando ad acquistare riviste di ricamo e magari ammirandovi manufatti sfacciatamente belli e al di sopra di ogni sua capacità.
Sino a che un giorno proprio su una di queste riviste si imbatte per caso in una importante scuola di ricamo.. a Valtopina. Sgombrato ogni dubbio circa eventuali omonimie e appurato che si trattava proprio del paese a pochi chilometri di distanza da Gualdo, inizia un percorso di formazione, conoscenza e confronto non solo su tecniche di ricamo ma anche con maestri (nel frattempo divenute amiche) che la portano a realizzare quegli stessi ricami che mai avrebbe creduto di poter realizzare con le proprie mani.
Infine il terremoto. Con la ricostruzione Laura riscopre un piccolo locale in centro il cui restauro sembra quasi raccontare le vicissitudini del paese stesso e dei suoi tesori nascosti: la riscoperta di una solenne pietra, di una piccola nicchia, di un varco di accesso a un cortile, di un bellissimo arco - probabilmente antecedente al terremoto del 1700 - da cui facevano capolino tre rastrelliere usate per riporre piatti e pentole di una vecchia cucina.
L'idea che tutto non debba essere perduto ma che, anzi, possa sopravvivere per raccontare il passato, magari trasmettendo il piacere della bellezza, della continuità, del sentirsi a casa, comincia a stuzzicare Laura.
Così come la convinzione che sia possibile riconoscere e raccontare la bellezza, la storia e la cultura che sono dietro a un oggetto; o educarsi alla bellezza e percepirla come importante fattore nella qualità della nostra vita. Nasce così Filinfiore, piccola sfida che è punto di arrivo di una storia e della passione di una vita, ma anche inizio di una nuova avventura.
Nascono così i lavori che hanno dato tante soddisfazioni quante più difficoltà si sono trovate nel realizzarli: la ginestra con i suoi gialli esplosivi che in primavera illumina le nostre colline umbre, è fiorita tra i nastri di un copriletto e su una camicia in seta blu.
Il biancospino, umile arbusto che per noi assume un significato particolare per la sua miracolosa fioritura in pieno inverno, è fiorito su una tovaglia.
I narcisi candidi che esplodono in primavera sui prati di Valsorda insieme al Giglio Martagone, con suoi rossi e arancioni incredibili, sono spuntati sulle lavagne affisse nel negozio, a colorare le frasi trovate scritte nel laboratorio di un'artista novantenne e ormai sono divenute simboliche e chiarificatrici della curiosità e voglia di fare di Filinfiore.
Unico nel bianco dei cotoni di un tempo, il grande cuscino su cui fa sfoggio in tutta la sua imponenza il magnifico rosone della cattedrale di San Benedetto, riprodotto fedelmente secondo la tecnica forse più congeniale agli elementi architettonici che giocano con i toni della pietra tipica gualdese, quella del trapunto fiorentino.
E poi l'olivo, le “nocchie”, le foglie autunnali e la vite, i rami di pinus pinea e i crocus gialli.. tutta la natura gualdese viene raccontata in punto pittura da chi l'ha innanzitutto osservata emozionandosi, e poi riprodotta in punta d'ago, spesso emozionandosi nuovamente.